1913-2013: cento anni di musica selvaggia
Secondo aperitivo musicale venerdì 21 febbraio alle ore 18.45 presso il circolo “Il Ritrovo” di Voghera, piazza Cesare Battisti n. 1.
Questa volta il tema sarà “1913-2013: cento anni di musica selvaggia” e il duo pianistico Nicoletta e Angela Feola eseguirà per noi “Le Sacre du Printemps” di Igor Stravinskij.
Il Maestro Leonardo Asso introdurrà quello che è stato definito un avvenimento fondamentale per la storia della musica e l’opera più rappresentativa del Novecento sinfonico, spiegando il carattere della composizione e ricordando, dopo cento anni, lo scandalo che causò con i suoi contenuti “barbari”.
La quota di partecipazione è di 15 euro, 10 per gli associati.
Il vino sarà offerto da Albani Viticoltori di Casteggio.
“Un antico scandalo”
Mi piace pensare che Venerdì 21/2/2014, a Voghera, noi di CulturAma in associazione con Orchestra InCanto, dopo cent’anni, abbiamo rinnovato “un antico scandalo”: il duo Pianistico Nicoletta & Angela Feola ha presentato, al Circolo Il Ritrovo, una straordinaria interpretazione de “Le Sacre du printemps” (la Sagra della Primavera) di Igor Stravinskij.
L’evento, intitolato “1913-2013: cento anni di musica selvaggia”, è il secondo di tre incontri della breve rassegna “Aperitivi Musicali” proposta dalle due associazioni culturali e ha celebrato il centenario della prima rappresentazione del balletto, eseguita a Parigi il 29 maggio 1913 al Théâtre des Champs-Elysées dai Balletti russi di Sergej Djagilev.
Lo stesso Stravinskij nella “Chroniques de ma vie” (una delle sue biografie) descrive così il momento in cui ideò l’opera: “un giorno in modo assolutamente inatteso giacché la mia mente era occupata da cose affatto diverse, intravidi nell’immaginazione lo spettacolo di un grande rito sacro pagano: i vecchi saggi, seduti in cerchio, osservano la danza di morte di una vergine che essi stanno sacrificando per propiziarsi il Dio della primavera”.
L’interpretazione delle sorelle Feola ha reso alla perfezione l’eccezionale potenza della musica, una musica “futurista”, in tutte le sue accezioni di violenza, dinamicità, rumorosità, rottura, distruzione dell’ordine, eppure armoniosa e travolgente!
Non sono riuscita a fare a meno di lasciarmi trascinare e battere il tempo con i piedi e con la testa, oscillando ritmicamente come faccio sempre quando la musica mi entra dentro.
Dopo il concerto ho letto in un aticolo: “Come è noto, il 29 maggio 1913 si scatenò un putiferio passato alla storia per la memorabile insurrezione degli spettatori. Ci fu sicuramente un’esagerazione mondana e aneddotica nella descrizione dell’avvenimento, ma è innegabile che la musica di Stravinskij abbia toccato i nervi scoperti di un uditorio sensibile (http://www.flaminioonline.it/ I cent’anni della Sagra di Simone Ciolfi).
Il nostro pubblico non ha inscenato proteste, spero abbia apprezzato la portata innovativa e dirompente, la musica era dura e complessa, ma sono sicura che trattandosi di “un uditorio sensibile” lo spettacolo abbia toccato le corde più profonde, era impossibile non farsi prendere.
Non trovando parole migliori per descrivere le sensazioni forti provate al Ritrovo, ringraziando l’amico Leonardo Asso che ha ideato e reso possibile l’evento, chiudo con un brano del manifesto futurista, avevo dimenticato la bellezza di alcuni suoi passi e nulla può commentare meglio la grandiosità de “Le Sacre du printemps” e invitarci a continuare:
“1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità.
…..
6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali
7. Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.
….” (Filippo Tommaso Marinetti)
Rosi Cutaia, Voghera 23/02/2014